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BENIAMINO QUINTIERI:
LA CINA, TRAMPOLINO DI LANCIO AD ESEMPIO PER MILANO 2015


Beniamino Quintieri,
Commissario Generale del Governo
per l'Esposizione Universale di Shanghai




«Abbiamo coinvolto molti rappresentanti della nostra economia. Il successo è stato tale da consentirci di risparmiare parte di quello che il Governo ci ha assegnato; e siamo stati aiutati dall'opportunità che il mercato cinese rappresenta per l'impresa italiana»


È stato un successo tutt'altro che scontato, sia per le esperienze precedenti che per i sondaggi pre-Expo che ci ponevano al di fuori della top ten. Dopo l'apertura tutto è cambiato grazie anche ai media cinesi che hanno valorizzato la nostra presenza». È soddisfatto Beniamino Quintieri, commissario generale del Governo per l'Esposizione Universale di Shanghai 2010. E ne ha motivo: il Padiglione Italia non solo è entrato nella top ten, ma è stato giudicato il più bello dell'intera Esposizione, tanto che è diventato una mostra permanente a Shanghai. «Vi era una sottovalutazione e una scarsa conoscenza del nostro P­aese. Il Padiglione è stato capace di offrire un'immagine ampia e descrittiva dell'Italia e ciò che mi ha fatto più piacere è come molti visitatori cinesi del padiglione abbiano cambiato idea sul nostro Paese».
Professore ordinario di Economia internazionale nella Facoltà di Economia dell'Università di Roma Tor Vergata e docente alla Luiss Guido Carli, Beniamino Quintieri è nato a Cosenza nel 1952, ha studiato nell'Università Sapienza di Roma, nella London School of Economics e nell'University College di Londra. Dal 2001 al 2005 è stato presidente dell'Ice. Nell'agosto del 2007 ha assunto l'incarico di presentare l'Italia all'Esposizione universale del 2010.
Domanda. Che cosa ha funzionato del Padiglione Italia?
Risposta. Molti aspetti: abbiamo mostrato un mix dell'Italia, la varietà del nostro Paese, e l'abbiamo fatto in un modo tale che ha finito per colpire gli italiani stessi. E non poteva non colpire i cinesi, una popolazione sensibile alla cultura, che vi ha trovato un legame con la tecnologia che non immaginava presente, e che ora conosce. Qualità, tradizione, cultura e tecnologia. Una delle scelte sicuramente più indovinate è stata quella di mettere in evidenza la lavorazione nei laboratori artigianali italiani: Ferragamo, Tods, Frau, Zegna, per citarne alcuni, con i loro artigiani in azione. I visitatori cinesi hanno avuto l'opportunità di vedere creare dal nulla calzature e poltrone, un successo tale da far tornare anche coloro che vi avevano già assistito a visitare nuovamente il Padiglione, senza fermarsi a una singola esperienza. I cinesi hanno un grande rispetto per l'artigianalità, e vedere l'espressione italiana di manualità, che è ai massimi livelli per capacità e qualità, li ha affascinati. Questa è stata certamente una tra le peculiarità, non l'unica, che hanno contribuito al successo del Padiglione. Un altro degli elementi caratterizzanti è stata la partecipazione dei maggiori brand italiani, a cui la popolazione cinese è da sempre molto attenta: le hostess indossavano divise disegnate da Prada, non era mai accaduto prima. E la stampa è rimasta entusiasta, con conduttrici, giornaliste e fotografi che chiedevano loro di indossarle.
D. In che modo è nato il Padiglione Italia?
R. È stato un lavoro congiunto: abbiamo creato una squadra caratterizzata dalle migliori eccellenze in ogni campo e determinante è stata la presenza, fra di esse, di uno scenografo, Gianfranco Basili, vincitore del Nastro d'Argento nel 2010 per «L'uomo che verrà». Ha contribuito al successo del nostro Padiglione anche la scelta di usare al minimo il materiale video, rendendo concreto e reale lo spazio, da toccare e con cui avere rapporti. È stata una scelta apprezzata e non comune tra gli espositori.
D. Il Padiglione ha richiesto investimenti rilevanti. Come avete affrontato questa esigenza?
R. Abbiamo coinvolto molte aziende. Il coinvolgimento del settore privato ci ha permesso di svolgere tantissime attività ed eventi, consentendoci di risparmiare parte di quello che il Governo ci ha assegnato per realizzare questa impresa. Siamo stati certamente aiutati dall'opportunità che il mercato cinese rappresenta per l'impresa italiana, ma non tutti hanno risposto con la stessa lungimiranza. Abbiamo registrato anche qualche diffidenza iniziale, spesso seguita da cambiamenti di idea da parte di operatori che non avevano aderito all'iniziativa ma poi hanno cercato di salire sul treno in corsa.
D. Che cosa di questa esperienza può essere utile per l'Expo di Milano 2015?
R. Ci siamo messi a disposizione degli organizzatori dell'Expo di Milano per mettere a frutto esperienza e competenza organizzativa, ma è anche vero che parliamo di mondi assai diversi. Sarebbe un errore porre a confronto l'esperienza di Shanghai con quella di Milano, a cominciare dai numeri assolutamente incomparabili. Quella di Shanghai è stata non solo la vetrina internazionale della Cina, ma anche e soprattutto un evento dedicato ai cinesi che si aprono al mondo, che sono stati i primi a crederci e a volerlo realizzare anche a costo di sacrifici, con un'elasticità che ci ha permesso di usare nel modo migliore le nostre competenze creative.
D. Cosa avrà di nuovo Milano 2015?
R. L'Esposizione italiana dovrà rivolgersi a un pubblico più contenuto e basarsi soprattutto sulle idee. Il tema è quello della tutela delle risorse, e si svolgerà sulla qualità delle idee più che sulla quantità. Un altro aspetto che andrà tenuto in considerazione è l'opportunità che questo evento può rappresentare per il nostro Paese e per il suo settore turistico. Un evento che non si limiti alla sola Esposizione ma che sia inserito in un contesto idoneo in primo luogo a stimolare gli europei a visitare l'Italia. È necessario però predisporre le condizioni per una corretta ricettività. A Shanghai per l'occasione sono nati 400 nuovi alberghi, tutti di grandissima qualità e dai prezzi competitivi. Un'attenzione alla ricettività e alla sua qualità sarà fondamentale anche a Milano. L'Europa resta la principale meta turistica nel mondo ma l'Italia, da tempo, non è più la regina: l'Expo pertanto costituisce una grande opportunità da sfruttare.
D. A Shanghai sono state costruite numerose linee metropolitane per l'Expo; basta perché una delle città più inquinate del mondo non sia più tale? Come è cambiata la città dopo l'Esposizione universale?
R. Non vi è niente di nuovo che non sia stato pensato prima. La Cina figura tra i Paesi più inquinanti del mondo, ma nei piani quinquennali ha investito ingenti risorse finanziarie nelle nuove tecnologie destinate a uno sviluppo ecosostenibile in tutti i campi. I cinesi sono i maggiori investitori in fonti alternative, sanno dove stanno andando, hanno in campo grandiosi progetti e hanno destinato ad essi moltissime risorse. Un giorno la Cina non solo non sarà più annoverata tra i maggiori inquinatori, ma diverranno il Paese più avanzato nei settori delle energie alternative, dell'edilizia ecologica, della preservazione delle risorse naturali. Ha un «dopo» che non riguarda soltanto Shanghai. E anche per questo l'Italia deve avere attenzione per la Cina come l'ex impero celeste ha attenzione per le imprese italiane, anche nei settori legati all'innovazione tecnologica.

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